giovedì 16 maggio 2013

"Hunger Games", Suzanne Collins




Ciao ^-^

Questo è un libro che ho snobbato molto, molto a lungo (un po' come feci con Herry Potter, lo confesso) perchè, quando sento parlare di "letteratura per ragazzi" subito bollo l'opera come non interessante o sciocchina, sicuramente edulcorata... devo imparare dai miei errori.
Merito di un'amica che mi ha passato, in blocco, la trilogia, non avendo nulla di meglio da leggere (si lo confesso spudoratamente, vergognandomene non poco) ho deciso di prendere in mano il primo libro della trilogia, "Hunger games", appunto e ho iniziato a leggerlo con la puzzetta sotto al naso...

Nel giro di una settimana ho già iniziato il terzo.

Faccio mea culpa, mi prostro ai piedi di Suzanne Collins per averla snobbata tanto a lungo e mi cospargo il capo di cenere: questi libri sono meravigliosi, ricchi di phatos, di emozioni molto forti, di colpi di scena. Fanno riflettere molto, moltissimo e, cosa che ho scoperto non essere successa solo a me, da quando ho iniziato a legger la saga ogni notte, puntuale, faccio sogni a tema Hunger games.

La storia, secondo me, è molto originale perchè si parla di un reality show, alla fin fine, peccato che il vincitore sarà l'unico sopravvissuto e, non bastasse questo, quello che proprio fa attorcigliare le budella è che i partecipanti sono ragazzini dai 12 ai 18 anni, un maschio ed una femmina per ogni distretto di Panem (i distretti sono 12) che dovranno lottare fino alla morte non solo fra di loro ma dovranno cercare di sopravvivere agli strateghi, il gruppo di curatori del reality che hanno il compito di ammazzare nei modi più atroci e fantasiosi i tributi, giusto per non fare annoiare il pubblico.
Nella settantaquattresima edizione degli hunger games, per il distretto 12 tocca a Katniss, anni 16, offertasi volontaria per evitare alla sorellina, anni 12, di andare a farsi ammazzare; con lei c'è il coetaneo Peeta, qualcuno con cui Katniss ha un debito di gratitudine ma non solo... però non vi anticipo nulla anche se so che la cosa è abbastanza risaputa. Io non lo sapevo e ho gradito la sorpresa.

Questo libro affronta dei temi molto attuali e che fanno riflettere, come l'ossessione di quella parte di popolazione, solitamente benestante, per i reality show, per il vedere la vita di altri persone delle quali possono decidere il fato e ci ricorda, in modo crudo, come ciò sia molto simile ai giochi dell'antica Roma nei quali esseri umani combattevano fra loro, o con belve feroci, fino alla morte, il tutto per divertire il pubblico, qualcosa di orribile, che al giorno d'oggi fa storcere il naso eppure questa ossessione per i reality non è tanto diversa dall'ossessione del popolo per i giochi dell'antica Roma. "Pane et circensem", cibo e giochi, dicevano i romani, sono le cose fondamentali per tenere a bada il popolo... davvero ci siamo tanto evoluti? Io non credo...

Pippone pseudo-sociologico a parte, non posso consigliarvi questo libro magnifico e i successivi (ve ne parlerò nei prossimi post).

Già che ci sono apro un piccolo sondaggio: Gale o Peeta?
Per me Peeta tutta la vita *-*

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